-Progetto abito Futurista-

-Giacomo Balla-

 

L’abito futurista rappresenta un segno ideologico dell’innovazione in questo campo e una direzione verso il futuro.Questi abiti devono provocare emozioni e immaginazioni e stimolare la libera creatività. Non devono essere in relazione con l’ambiente della società tradizionale, ma devono essere scioccanti e provocanti.Questa provocazione non è soltanto immaginaria, ma concreta, perché gli abiti devono essere molto pratici e adatti a tutte le attività di vita e devono essere molto igienici e comodi.

 

L’abito maschile.

Il completo maschile è nero eccetto per le cravatte che hanno motivi astratti tipici del futurismo.Il cappello futurista è asimmetrico con colori aggressivi e le scarpe sono dinamiche, differenti l’una dall’altra, anche se dello stesso paio.Durante il futurismo fu inventata la Tuta, per il lavoro industriale, che era molto confortevole.

-Depero e Marinetti indossano

gilet futuristi-

-Progetto cravatte e colli Futuristi-

-Progetto abito da donna-

-Giacomo Balla-

 

L’abito femminile.

Gli abiti femminili includono anche molte cravatte in differenti forme o decorazioni; sciarpe con decorazioni e temi dinamici e cappelli e borse trasformabili .Le camicette e i maglioni hanno forme dinamiche e combinazioni cromatiche.

 

I futuristi progettavano abiti per introdurli nella vita di tutti i giorni, ma questa prospettiva non era realizzabile per il loro stile molto eccentrico; nonostante questo, questi abiti ebbero molto successo in serate culturali futuriste.

Un altro artista allineatosi temporaneamente al futurismo fu Ernesto Thayaht il quale approdò a quest’avanguardia solo nel 1929, quando conobbe personalmente Martinetti.

Il suo interesse si concentrò, riguardo all’abbigliamento, più sulla forma che sul colore e la sua grande invenzione fu la Tuta.

La Tuta era una tipologia semplice, destinata sia ad uso maschile che femminile, fatta con stoffe semplici e tagli rettilinei, per la cui realizzazione occorrevano quattro metri e cinquanta di tessuto alto settanta centimetri e sette bottoni.

Il nome fu scelto in riferimento non al Tutus latino, ma, a “Tutta”, parola cui veniva tolta una “T”, la quale somigliava molto al modello dell’abito.

-La planimetria della Tuta di Thayaht realizzata dal 1919-

A questo prototipo unisex, Thayaht operò delle modifiche, creandone una versione femminile.

L’intento di Thayaht era quello di dare un vestito decoroso alla folla “grigia” cercando di soppiantare lo scomodo e costoso abito “di moda”.

La Tuta ebbe molto successo; a Firenze vi fu un vero e proprio movimento: i “tutisti”; ma l’impiego più comune fu tra gli operai e per questa categoria  fu creata la “tuta degli operai”, semplice comoda e non ingombrante.