venerdì 3 febbraio 2012

La battaglia di Ravenna

Era il giorno di Pasqua del 1512, l'11 aprile.


Da una parte l'esercito francese, comandato da Gastone de Foix appena ventitreenne, in rappresentanza di Luigi XII e dall'altra l'esercito della Lega Santa, formato da Giulio II e comandato da Raimondo de Cardona, si affrontarono in una battaglia, estremamente cruenta, che verrà ricordata come l'ultima del Medioevo, storicamente rilevante per il  nuovo uso delle artiglierie e perchè vi avvenne l'ultimo grande scontro di cavalleria della storia.

L'esercito francese era composto da francesi, svizzeri, spagnoli del regno di Navarra, lanzichenecchi e due schiere di greci e stava avvicinandosi a Ravenna passando dalle terre bolognesi.

L'esercito della Lega Santa era composto da spagnoli, italiani e greci del reame di Napoli e stava marciando per difendere la città di Ravenna attraversando le terre forlivesi e costeggiando il fiume Ronco.
La città di Ravenna era allora stretta tra due fiumi: il Montone a nord e il Ronco a sud. (il loro corso era diverso da quello attuale).



Ma procediamo con ordine.
Il 9 aprile del 1512, l'esercito francese tentò di assalire la città di Ravenna utilizzando dell'artiglieria piazzata a 200 metri dalle mura, bersagliando il tratto fra Porta Gaza e porta San Mamante (oggi detta San Mama). Le artiglierie erano quelle del Duca di Ferrara Alfonso I D'Este, alleato dei francesi, e riuscirono ad aprire una breccia nelle mura a sinistra della porta San Mama; ma l'assalto quel giorno non riuscì per l'accanita difesa dei cittadini assediati, che costò 1500 morti fra le due parti. Una colubrina di bronzo era stata posta sulle mura nei pressi di Porta Gaza, e colpiva sul fianco gli attaccanti facendone strage.

Nel frattempo, l'esercito papalino della Lega Santa si stava avvicinando a Ravenna per portare soccorso alla città, e decise di accamparsi poco prima delle postazioni francesi, in località "Molinaccio" presso il fiume Ronco. Il campo era protetto sulla destra dall'argine del fiume Ronco, sul fronte da un fossato opportunamente scavato, e sulla sinistra da un terreno paludoso su cui era impossibile fare muovere qualsiasi esercito
Le cronache narrano che la mattina dell'11 aprile del 1512 i due eserciti si affrontarono: 16.000 spagnoli contro 23.000 francesi.


Gli spagnoli, in inferiorità numerica, attesero l'attacco dei francesi, i quali, forti dell'artiglieria estense, iniziarono a fare fuoco dapprima sul fronte e poi sul fianco del campo nemico, in modo da potere facilmente colpire la cavalleria spagnola che, stanca di subire perdite senza poter reagire, caricò frontalmente verso la cavalleria francese, lasciando lo spazio alle due fanterie ed ai picchieri di affrontarsi nel fossato.
La battaglia fu vinta dai francesi, che però perdettero il loro capitano, Gastone de Foix, rimasto tragicamente ucciso mentre eseguiva la carica alla ritirata spagnola.



Al posto di Gastone de Foix successe al comando delle truppe francesi il generale La Palisse, (si, proprio quello che ha dato suo malgrado il nome al famoso aggettivo) che, dopo aver invaso e terribilmente saccheggiato la città attraverso il varco aperto nelle mura due giorni prima, decise di ritirarsi, viste le numerose perdite subìte ed il sopraggiungere da nord di un'armata svizzera nemica.
Le cronache riportano un bilancio di circa 20.000 vittime fra entrambe le armate.


Oggi sull'argine sinistro del fiume Ronco, in località Madonna dell'Albero, si trova una colonna in sasso d'Istria, eretta nel 1557 e circondata da cipressi, che ricorda l'avvenimento.
Oscar Wilde, di passaggio, la descrisse così: «solitaria, alta sulla pianura. Segna dove il prode cavaliere di Francia fu ucciso, dove la sua luminosa giovinezza sgorgò sul terreno».

Sembra che alla battaglia parteciparono, tra gli altri, anche il Baiardo e Ludovico Ariosto.


Una curiosità: la leggenda vuole che nel marzo del 1512, un parto focomelico verificatosi a Ravenna, venisse interpretato come un "segno delle minacce celesti", puntualmente avveratosi con la sanguinosa battaglia dell'11 aprile.
La descrizione riportava che la creatura avesse "un corno in testa, delle ali e un unico piede simile a quello di un uccello da preda, e un occhio che si apriva nel ginocchio, e il resto del corpo come quello di un uomo".
Quelle che seguono sono alcune delle riproduzioni dell'epoca riferite a quello che è comunemento noto come il "Mostro di Ravenna".



2 commenti:

  1. Che storia!
    Franchi, Ispanici, Parti Focomelici...
    No, fico, sul serio. Non conoscevo di questa battaglia.
    Si però, appunto... parto focomelico...?

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  2. Eh, sembra che nell'Italia del '500 ci si aspettasse qualcosa tipo l'Apocalisse, un nuovo diluvio, e tutti i segni che potessero avvalorare questa ipotesi fungevano da pretesto per i vari predicatori di turno.
    La superstizione era all'ordine del giorno fra gli italiani e quando un avvenimento del genere accadeva, era facile comprendere l'effetto che poteva avere sulla popolazione.
    Sembra che questo parto fosse il frutto di un amore sacrilego fra una monaca e un frate, ma la parte riguardante i genitori fu subito censurata, mentre la descrizione delle deformità del nascituro venne trasformata secondo quelle che erano le raffigurazioni diaboliche dei Giudizi Universali allora esistenti.
    Il fatto poi che fosse avvenuto in concomitanza di una strage immane come quella che è avvenuta durante la battaglia di Ravenna, ha fatto il resto.

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