In Italia non si creò quell'alleanza tra la borghesia e i contadini che in Francia era stata la forza della rivoluzione. Vi contribuì la fragilità dei governi democratici che rimasero nell'impossibilità di attuare qualsiasi incisivo programma di riforme, il solo mezzo davvero efficace che avrebbero avuto i patrioti per guadagnarsi il consenso popolare. Vincenzo Cuoco , protagonista dell'esperienza partenopea, definì il triennio 1796-1799 una "rivoluzione passiva", cioè importata dall'esterno e priva di radici nella società italiana.