Approfondimenti Manifesto MCE - 15 La pedagogia di Freinet è ancora attuale? di Maria Rosa Petri

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Manifesto pedagogico del Movimento di Cooperazione Educativa Approfondimenti

15. La pedagogia di Freinet è ancora attuale? di Maria Rosa Petri Per poter parlare dell’attualità di Freinet forse occorre ripensare ai punti cardine della sua visione educativa, su cui si appoggiarono i movimenti di “pedagogia popolare”, nati nel dopoguerra. Confesso che sono molti anni che non rileggo i testi del Freinet, ma entrai nel MCE nel ’68 e Freinet era a quei tempi pane quotidiano e posso dire che le sue idee sono alla base di ciò che continuo a pensare sull’educazione e sulla funzione della scuola. Sintetizzando, per me sono 3 gli aspetti fondamentali: 1. VISIONE POLITICA. Freinet lottò strenuamente contro la povertà culturale che per lui era alla base della disuguaglianza sociale. Il riscatto culturale delle classi disagiate doveva portare a ridurre la distanza tra le classi sociali (allora ben definite e che Freinet non si illuse mai di poter eliminare), tra chi “sa” e sa muoversi nella società, perché ne gestisce i linguaggi ed i codici, e coloro che “non sanno” e sono così estromessi da ogni decisione politica e sociale. Il giornalino di classe ( appropriazione della lettura e scrittura), la corrispondenza scolastica (apertura ad altre idee e conoscenza di altre realtà), la matematica e le esperienze di scoperta del mondo naturale ( base per avvicinarsi al mondo scientifico), la creatività ( stimolazione al pensiero critico)… sono gli strumenti per realizzare questa visione politica prima che tecniche didattiche! 2. VISIONE DELL’INFANZIA Il bambino, per Freinet, non è qualcosa da riempire con nozioni ma è capace di produrre le proprie conoscenze attraverso l’esperienza e la sperimentazione. Stimolando la sua creatività e guidandolo alla elaborazione teorica delle proprie “scoperte”, non solo si attiva un processo di crescita dell’individuo, ma si ha l’acquisizione di conoscenze “forti”, che diventeranno un patrimonio stabile dell’individuo perché nascono da un suo coinvolgimento sia razionale che emotivo (vi ricordate? Ciò che nella vita non si dimentica più è ciò che si impara ridendo). L’acquisizione di conoscenze avviene nella interrelazione con gli altri. Il gruppo, con i suoi “perché”, stimola l’esigenza di dimostrare le proprie affermazioni, porta al confronto delle idee e le sottopone alla propria analisi critica, indirizza verso altri percorsi e soluzioni. E’ nel gruppo che nasce il pensiero critico e si elimina ogni tendenza dogmatica. L’individuo, portatore di caratteristiche originali e personali, si sviluppa nel gruppo pur conservando la propria autonomia. Inoltre, la classe per Freinet è una piccola arena in cui imparare a muoversi nel mondo dei grandi:imparare a prendere decisioni comuni, stabilire regole e comportamenti, gestire le risorse (cooperativa scolastica). Insomma, al centro della pedagogia Freinet non c’è l’individuo, ma l’individuo nelle sue relazioni sociali, o meglio, il gruppo in cui gli individui interagiscono. 63


Manifesto pedagogico del Movimento di Cooperazione Educativa Approfondimenti 3. GLI EDUCATORI Un altro messaggio rivoluzionario di Freinet fu il ruolo dato agli insegnanti, che chiama ‘praticiens’: non semplici applicatori di teorie ed indicazioni pedagogiche, non tecnici della didattica, ma elaboratori di ipotesi teoriche che nascono dalla loro esperienza e sperimentatori di idee teoriche. Il ‘tatonnement’, il provare e riprovare fino a che si trova la soluzione, non è solo un metodo per i bambini, lo è soprattutto per gli insegnanti. Non è facile dire ad un bambino che chiede una risposta: “Non lo so. Vediamo di scoprirlo insieme.” Non è facile spogliarsi del proprio sapere per rimetterlo in discussione con i bambini. E’ imparare con loro! Non so voi, ma io ho dovuto stare molto attenta e sforzarmi a farlo fino al momento della pensione! Il ‘non c’è tempo’ e ‘c’è il programma da svolgere’ sono terribili da zittire dentro di sé. Eppure ogni tempo perso all’inizio ha sempre portato a successive accelerazioni incredibili e, alla fine, a molto tempo guadagnato. Rifacendomi ai tre punti di cui ho parlato, mi domanderei: a. Quali sono le nuove povertà culturali e come possiamo intervere?Le nuove tecnologie come sostituiscono le vecchie tecniche Freinet, conservandone le finalità?Come sviluppare la creatività in una società che vuole l’omologazione in basso ed il pensiero unico? Come contrastare i modelli di TV, pubblicità e linee politiche dei recenti programmi ministeriali? b. Il bambino di oggi è qualcosa da svuotare piuttosto che da riempire. E’ convinto di saper sempre tutto e si pone pochi perché. La società lo spinge ad imitare, ad adeguarsi al gruppo, a non pensare con la propria testa, a non avere interessi suoi ma indotti. E’ forse più fragile dei bambini con cui lavorava Freinet. Come stimolare il suo pensiero critico? Penso che il gruppo conservi tutte le potenzialità che gli riconosceva Freinet, ma come riportare gli individualismi esasperati della nostra epoca all’interno di dinamiche sociali? c. Tra gli insegnanti MCE si conserva molta parte nel metodo naturale e dello spirito Freinet, nonostante qualche scoraggiamento ed un po’ di stanchezza. E’ diminuita, a mio parere, la ricerca individuale e collettiva di nuove indicazioni didattiche e soprattutto le elaborazioni teoriche che rendano meno episodiche le esperienze, pur positive, che si stanno facendo. Manca spesso una documentazione delle esperienze che non sia un semplice racconto, ma faccia emergere il progetto pedagogico e lo sappia comunicare ad altri. Il gruppo MCE dovrebbe essere un centro di raccolta di queste esperienze e gruppo di ricerca e di rielaborazione, in cui far nascere nuovi progetti, nuove ricerche … Lo è? Credo proprio che Freinet sia ancora attuale. Sta a noi adeguare la sua pedagogia ai tempi e alle mutate situazioni socio-culturali. settembre 2011 64


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