KODO' Il battito del cuore. I tamburi giapponesi dell'isola di Sado Ekkyo: oltre i confini La ritualità del gesto trasforma il movimento in suono, la vibrazione sonora detta il ritmo di una energia incontenibile che è il battito del cuore e il respiro della terra. Kodò riafferma per l'ennesima volta il suo ruolo di protagonista tra le compagnie giapponesi di arti performative tradizionali più acclamate al mondo. Due ore di percussioni, danza, voce per celebrare e esplorare i confini tra tradizione e Contemporaneità, tra femminile e maschile, tra divino e umano. La coreografia del nuovo spettacolo è ispirata al libro di storia più antico del Giappone: il danzatore dei Kodò, Chieko Kojima, amplia il repertorio creativo del gruppo affiancando le novità alle composizioni originali, dal forte carattere regionale e dai ritmi che risuonano nel profondo dell’animo, riportando tali escursioni nel campo della tradizione. Ekkyo: oltre i confini include la danza del cervo (Shishi-odori) della regione di Iwate. In questa coreografia i performer danzano, cantano e suonano le percussioni abbigliati con elaborati costumi e maschere. Altri pezzi, come il mai presentato all’estero Kagura, e Nishimonai hanno un carattere innovativo frutto di anni di perfezionamento. Kodò La formazione nasce nel lontano 1971, sull’isola di Sado, per iniziativa di un gruppo di giovani desiderosi di studiare e promuovere con rigore la musica tradizionale giapponese. Il taiko, ovvero il tamburo giapponese, è lo strumento eletto fin da subito a fulcro centrale del gruppo. Percussione di diversi formati e dimensioni il taiko ha raccolto e raccoglie in sé il destino dei fondatori condividendo con ogni singolo componente il ruolo di protagonista del palcoscenico. Percuotere le pelli tese dei tamburi non si limitava a produrre un suono o un ritmo, ma si traduceva in una attività corporea energica e concentrata, una danza faticosa e cadenzata finalizzata al contatto fisico con lo strumento e capace di un ventaglio di sfumature sorprendenti, un insieme di vibrazioni dense e profonde fino alle radici del suono. A dieci anni dalla prima formazione, ospiti del Festival di Berlino, il gruppo si diede il nome di Kodò il cui doppio significato riassume il carattere e l'obiettivo ultimo dell'ensemble. In giapponese la parola Kodò può indicare in primo luogo il battito del cuore, la fonte primaria di ogni ritmo. Si dice che il suono del grande taiko assomigli al battito del cuore che si può ascoltare nel grembo materno, il ritmo profondo e tonante che sa cullare ogni bambino. Letta in altra maniera la parola Kodò può significare anche giovane percussionista, un riflesso del desiderio del gruppo di suonare i propri strumenti con la semplicità del cuore di un bambino. Dagli anni Ottanta il gruppo Kodò è ambasciatore nel mondo di quella cultura cui ha dedicato la propria storia: ogni appuntamento è un evento unico e sensazionale. I Kodò mirano ad andare oltre la conservazione di un patrimonio antico, verso la creazione di una nuova tradizione vivente ispirata al passato ma le cui energie intellettuali e fisiche parlino già di futuro.