Il superuomo
La
voce italiana "superuomo" traduce il tedesco Ubermensch. Il termine ripreso dal filosofo Friederich Nietzsche
nella sua opera "Così parlò Zarathustra" sta ad indicare un modello
di umanità futura, un uomo libero da superstizione e da ogni forma di
tradizionale cultura volto a
realizzarsi come singola personalità secondo la sua morale personale
ponendosi anche in contrasto con la società. Il filosofo analizza la natura
dell'uomo nella cultura greca, dividendola in due spiriti rappresentati da due
importanti divinità elleniche: Apollo e Dioniso.
Lo
spirito apollineo rappresenta il volto sereno, misurato dell’uomo, la parte più
limpida e ordinata incarnata appunto in Apollo.
Lo spirito dionisiaco esalta la gioia dei sensi, la carnalità, rompendo il rapporto con i limiti e sfociando oltre la moralità. L’uomo dionisiaco a causa di una sua insofferenza alle regole è portato a vivere una vita disordinata, sfrenata, dominata dal caos.
L’ideologia superomistica dannunziana impoverisce l’accezione filosofica di superuomo esaltandone soprattutto lo spirito dionisiaco e vitalistico. L’autore pone l’accento sulla “volontà di potenza” e sull’istinto di lotta e dominio per l’affermazione della vita che chiariscono la sua posizione interventista. D’Annunzio scopre in Nietzsche la “mitologia dell’istinto” che unisce al culto della bellezza del dandy quello della forza del superuomo che celebra infine la bellezza della violenza, della strage e del sangue.
Il superuomo di D’Annunzio rifiuta il conformismo borghese, liberandosi dalla morale comune e, malgrado gli atteggiamenti elitari e ribelli, ha una naturale predisposizione per la politica di cui abbraccia le tendenze reazionarie e aggressive.
L’arte è comunque l’unica attività in grado di fornire la bellezza e il piacere; attraverso questa il superuomo impone alle masse il suo dominio e la manipolazione culturale.
D’Annunzio interpreta in maniera superficiale la teoria di Nietzsche distorcendola e radicalizzandola in nazionalismo.