LA VITA (1863-1938)
Gabriele d’Annunzio
nasce a Pescara il 12 marzo 1863, terzo figlio di Francesco Paolo Rapagnetta
(il cognome d’Annunzio è quello di un ricco zio adottivo) e di Luisa de
Benedictis.
Compie gli studi liceali
a Prato, si trasferisce nel 1881 a Roma, dove si iscrive, senza poi laurearsi,
alla facoltà di lettere.
A Roma diventa
collaboratore di alcuni periodici (come “cronaca bizantina”) in veste di
giornalista letterario e di cronista mondano di quell’aristocrazia della quale,
conducendo una vita sontuosa e sempre pronta allo scandalo, entra rapidamente a
far parte.
I suoi amori tempestosi
e volubili offrono fra l’altro materiale a un pettegolezzo tutt’altro che
scoraggiato dal poeta: a Giselda Zucconi (cantata come Lalla) seguono altre
donne fino alla clamorosa fuga con la duchessa Maria Hardouin di Gallese, che
d’Annunzio sposa nel 1883 e da cui avrà tre figli. Ma già nel’87 si delinea il
nuovo amore per Elvira Fraternali Leoni, cantata come Barbara.
Dal 1891 al ’93 vive per
due anni a Napoli insieme a Maria Gravina (dalla quale ha una figlia) subendo
una condanna per adulterio a causa della denuncia del marito di lei.
Il 1894 è un anno di
svolta: il rapporto con la Gravina, ormai in crisi, si appresta ad essere
rimpiazzato da quello con la grande attrice Eleonora Duse, incontrata a Venezia
nel settembre di quell’anno: il dissesto finanziario e i debiti ereditati dal
padre, morto l’anno precedente, lo incalzano come altre volte, costringendolo a
fughe precipitose e a impegni editoriali gravosi. Infine si trasferisce con la
Duse a Settignano, vicino a Firenze, dove vive dal 1898 al 1910 in una lussuosa
villa detta”la Capocciona”.
Nel 1905 alla Duse si
sostituisce Alessandra di Rudinì, con la quale d’Annunzio prosegue una vita
dispendiosa, segnata dalla passione per i cani e per i cavalli.
Nel 1897 inizia a
partecipare attivamente alla vita politica italiana.
Nel 1910, costretto dai
debiti contratti per mantenere la villa va in Francia dove rimane in “esilio
volontario” fino al 1915, circondato da numerosi ammiratori e attore di nuove
avventure erotiche: con la contessa russa Natalja de Goloubeff e la danzatrice,
russa anch’ella, Ida Rubinstein. Spinto da quest’ultima, compone testi in
francese per il teatro, uno dei quali viene musicato da Debussy. Il contatto
con l’Italia viene intanto assicurato da un’assidua collaborazione al “Corriere
della sera”.
Nel 1921 si ritira a
Gardone Riviera in una villa detta “Il Vittorale degli italiani” nella quale
vive in disparte, curando l’edizione nazionale delle proprie opere, fino al
marzo del 1938, data in cui muore.