La
ricerca metafisica di Cartesio poggia sulla
certezza del pensiero, l'unica in una realtà
dove il dubbio può mettere in discussione ogni
cosa. Se io dubito, allora io penso, io esisto
come "cosa pensante", afferma lo scienziato e
filosofo francese. Il mondo materiale e il corpo
sono territorio dei sensi; ma i sensi ingannano,
sono fallaci. Per questo l'identità del soggetto
coincide con il pensiero prima che con la
corporeità. Tanto che il corpo muore, l'anima,
invece, in quanto principio spirituale,
sopravvive.
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Nella
filosofia moderna, inaugurata da Cartesio, la
coscienza ha il significato di "consapevolezza
soggettiva" di sé e dei propri processi mentali.
Di noi stessi, in quanto coscienza, siamo certi
direttamente. Tutto il resto cade sotto la
critica corrosiva del dubbio.
L'io
per Cartesio è il soggetto pensante e consapevole
di sé opposto alla natura: spirito contro materia,
mente contro corpo. Nel celebre trattato Le
passioni dell'anima Cartesio fornisce una
sorta di "medicina" per diventare proprietari
unici e autorevoli del proprio "io". Come?
Attraverso il dominio della passioni da
raggiungere con lo strumento della ragione.
L'io è coscienza |
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Chi sono io? Puntata del 26 giugno
2001
Nella grammatica
dell'essere è l'io la regola principale. Titola e
scandisce l'identità dell'uomo, la sua relazione con il
tu, con l'altro da sé. Due sole lettere che sintetizzano
un mondo intero; un veloce monosillabo che richiama in
modo fulmineo due nomi maestri: Cartesio, il filosofo
del "cogito, ergo sum" , del penso dunque sono, e Freud,
l'esploratore dell'inconscio, delle dinamiche che
governano ciò che è dimenticato, nascosto dentro ogni
persona. Io viene pronunciato innumerevoli
volte, comincia spesso le frasi che raccontano di chi
parla, indica una posizione netta. L'esercizio che la
disputa di Tommaso assegna tenta di alleggerirlo
dalla meccanicità del quotidiano, dall'abuso di cui è
vittima per restituirgli il profilo di un significato
fondo, complesso, fascinoso. . .
Vuoi provare a ragionare con noi?
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Da quale parte ti
schieri?
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Freud,
il padre della psicanalisi, rivendica le ragioni
del corpo. Scopre e ribadisce che non esiste una
manifestazione "pura" del pensiero. Anche le
parti più elevate dell'io (il pensiero e l'arte)
vanno ricondotte a pulsioni biologiche. In ogni
atto dell'uomo - nel sintomo dei nevrotici, nel
sogno, nel delirio - si iscrivono forze,
motivazioni e spinte che restano perlopiù
sconosciute. E il "modello" di funzionamento
dell'apparato psichico è prevalentemente di
natura fisica . .
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Con Freud
l'inconscio diviene una costruzione teorica
comprensiva degli aspetti motivazionali della
personalità, sia sana che patologica. E pur non
arrivando a esaltare il lato notturno e
inconsapevole della vita contro la ragione e la
coscienza, il medico austriaco sostiene che la
nuova scienza deve esplorare ciò che non si sa,
ciò che è nascosto, perché è là, nella "via regia"
che si determinano le condotte affettive,
intellettuali e sociali.
"L'io non è padrone in casa
propria"
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L'io,
per Freud, non è pura trasparenza, non è forza
della ragione che domina il mondo. Il soggetto
ospita dentro di sé più parti. L'io - la parte
consapevole dell'uomo - è solo una piccola
porzione della "topografia" della psiche. L'io
subisce le inibizioni e le pressioni del
"super-Io" (la voce genitoriale che ognuno ha
introiettato e che ancora comanda , castiga e
affligge con il senso di colpa) ma è anche in
balia dell'altro (in tedesco "es" o "lui"). Ed è
l'"es", che è in-coscio, la scaturigine profonda
dei desideri e delle azioni.
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L'io è
inconscio | | | |