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Nozioni d'elettrochimica
Le celle elettrolitiche
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Galleria d'immagini. Foto 1 (disegno): rappresentazione schematica della cella elettrolitica per l'elettrolisi dell'acqua, Malfi, © 2001; foto 2 (disegno): rappresentazione schematica della cella elettrolitica a NaCl fuso, Malfi, © 2001
Cella elettrolitica per l'elettrolisi dell'acqua
Cella elettrolitica a NaCl fuso per ottenere Na e Cl2

La cella elettrolitica è un dispositivo elettrochimico in cui far avvenire certi processi d'interesse industriale coinvolgenti una reazione d'ossidoriduzione non spontanea.

Ad esempio, si può sfruttare una cella elettrolitica formata da due elettrodi (di carbone o di platino) per realizzare l'elettrolisi dell'acqua, cioè la separazione tramite corrente elettrica continua fornita al sistema dall'esterno tramite una pila del composto acqua nei sue due elementi costitutivi: idrogeno e ossigeno. L'idrogeno si sviluppa sulla superficie dell'elettrodo negativo (in nero in figura), mentre l'ossigeno sulla superficie di quello positivo (in rosso).

Sempre l'elettricità viene sfruttata, sotto forma di corrente continua, per ricavare sodio metallico e cloro a partire dal cloruro di sodio, il comune sale da cucina. Ciò si realizza in un'opportuna cella elettrolitica in cui è contenuto il sale fuso da sottoporre al processo di lisi. In corrispondenza dell'elettrodo negativo viene raccolto il metallo (in grigio in figura), mentre il cloro (bolle verdi) si sviluppa sull'elettrodo positivo.

Le applicazioni industriali dell'elettorlisi in opportune celle elettrolitiche comprendono processi quali l'elettrodeposizione (applicazione di una sottilissima pellicola ornamentale o protettiva sulla superficie di un metallo), la produzione di metalli puri, la raffinazione del rame, la sintesi dell'idrossido di sodio e dell'ipoclorito di sodio.

(Agente ossidante e riducente) Precedente - PAGINA - Successiva (Concetto di semicella)