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Questa Cmap, creata con IHMC CmapTools, contiene informazioni relative a: fisica quantistica e filosofia, con richiamo alla epistemologia di Kuhn ("scienza normale e rottura di paradigmi") riflettendo Battaglia di retroguardia o "scienza rivoluzionaria" ? Hans Von Baeyr e sua radicale interpretazione "controcorrente" della Fisica quantistica, N. Bohr e la coloro che seguirono l'interpretazione della "scuola di Copenhagen" convinti che la descrizione probabilistica fosse proprio un "carattere" ineliminabile della realtà che è diventata l'interpretazione dominante perché suffragata da un enorme quantità di dati, ma che, N. Bohr e la coloro che seguirono l'interpretazione della "scuola di Copenhagen" convinti che la descrizione probabilistica fosse proprio un "carattere" ineliminabile della realtà esemplificato dal "principio di complementarietà": occorre conservare "la coordinazione spazio-temporale" e "le leggi di conservazione dinamiche", vale a dire la localizzazione e la determinazione causale, come aspetti necessari e tuttavia reciprocamente esclusivi della considerazione fisica, enormi difficoltà dovute alla sconcertante fenomenologia del mondo ("microscopico") atomico. esemplificate dal Principio di Indeterminazione di Heisenberg (1927), che la natura "probabilistica" è in realtà ONTOLOGICA le perplessità "neokantiane" rispetto alla fisica quantistica che agiva senza rispettare la "causalità" ("categoria") come nesso dovuto alle " forme apriori" ("nella sussunzione del molteplice intuito in un concetto") irrinunciabile per avere esperienza "scientifica", tra Einstein e chi, come lui, era convinto che tale "principio" fosse una tappa verso una comprensione deterministica dei fenomeni atomici ("Veramente è convinto che la Luna esista solo se la si guarda" - A. Einstein) ovvero che non si dovesse porre per principio l'impossibilità di arrivare ad una determinazione dei processi fisici ne consegue che la natura "probabilistica" è in realtà EPISTEMOLOGICA, dal Tentativo neokantiano (Circolo di Nelson) di confrontarsi con un gruppo di fisici ("Circolo di Lipsia") tra cui Heisenberg evidenziando le perplessità "neokantiane" rispetto alla fisica quantistica che agiva senza rispettare la "causalità" ("categoria") come nesso dovuto alle " forme apriori" ("nella sussunzione del molteplice intuito in un concetto") irrinunciabile per avere esperienza "scientifica", FISICA QUANTISTICA e FILOSOFIA propone enormi difficoltà dovute alla sconcertante fenomenologia del mondo ("microscopico") atomico., dal Tentativo neokantiano (Circolo di Nelson) di confrontarsi con un gruppo di fisici ("Circolo di Lipsia") tra cui Heisenberg evidenziando le perplessità "del Circolo di Lipsia" nel "mantenere" il concetto di "cosa in sé" kantiano nella nuova prospettiva di "indeterminatezza", che la natura "probabilistica" è in realtà ONTOLOGICA le perplessità "del Circolo di Lipsia" nel "mantenere" il concetto di "cosa in sé" kantiano nella nuova prospettiva di "indeterminatezza", l'interpretazione dominante perché suffragata da un enorme quantità di dati, ma che lascia delle difficoltà nella costruzione di uno "scenario" della realtà universalmente accettato, enormi difficoltà dovute alla sconcertante fenomenologia del mondo ("microscopico") atomico. analizzata con richiamo alla epistemologia di Kuhn ("scienza normale e rottura di paradigmi"), dal Principio di Indeterminazione di Heisenberg (1927) che portò ad un dibattito interno alla stessa comunità dei fisici, dal Tentativo neokantiano (Circolo di Nelson) di confrontarsi con un gruppo di fisici ("Circolo di Lipsia") tra cui Heisenberg si può approfondire "Meccanica quantistica e filosofia kantiana (1930-34)"; in Werner Heisenberg, "Fisica e oltre", pp. 138-146; Bollati Boringhieri, 2008., alcune correnti filosofiche (che si confrontavano con le scienze) a "gestire" le difficoltà rappresentate da una descrizione della realtà dove non si poteva procedere per: - l'evidenza del "principio di causa" - per l'osservazione "oggettiva" esemplificate dal Tentativo neokantiano (Circolo di Nelson) di confrontarsi con un gruppo di fisici ("Circolo di Lipsia") tra cui Heisenberg, N. Bohr e la coloro che seguirono l'interpretazione della "scuola di Copenhagen" convinti che la descrizione probabilistica fosse proprio un "carattere" ineliminabile della realtà ne consegue che la natura "probabilistica" è in realtà ONTOLOGICA, dal Principio di Indeterminazione di Heisenberg (1927) che portò alcune correnti filosofiche (che si confrontavano con le scienze) a "gestire" le difficoltà rappresentate da una descrizione della realtà dove non si poteva procedere per: - l'evidenza del "principio di causa" - per l'osservazione "oggettiva", ad un dibattito interno alla stessa comunità dei fisici divisi N. Bohr e la coloro che seguirono l'interpretazione della "scuola di Copenhagen" convinti che la descrizione probabilistica fosse proprio un "carattere" ineliminabile della realtà, ad un dibattito interno alla stessa comunità dei fisici divisi tra Einstein e chi, come lui, era convinto che tale "principio" fosse una tappa verso una comprensione deterministica dei fenomeni atomici ("Veramente è convinto che la Luna esista solo se la si guarda" - A. Einstein) ovvero che non si dovesse porre per principio l'impossibilità di arrivare ad una determinazione dei processi fisici